Jump

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“We will rock you” (musiche dei Queen), “Never forget” (Take That), fino al recente “Thriller” (Michael Jackson): il mondo è pieno di jukebox musical, ovvero musical scritti sfruttando canzoni famose, espediente che garantisce un’immediata ricezione da parte del pubblico – che reagisce positivamente di fronte a brani già conosciuti – ma che comporta spesso forzature nell’adattare a una trama testi scritti con altre finalità. Tuttavia il successo planetario di “Mamma mia” (costruito su pezzi preesistenti degli Abba) dimostra che non è impossibile ottenere, oltre al vantaggio economico, una felice saldatura tra la partitura di riuso e una sceneggiatura brillante e originale.

Per il Liceo Properzio allestire un “compilation musical” è soprattutto un modo di avvicinare all’esperienza teatrale un folto gruppo di giovanissimi studenti, grazie a un testo facile, con un ridotto approfondimento psicologico dei personaggi, ma che richiede agli attori, secondo l’arte del musical, di cantare ballare e recitare insieme (la cosiddetta tripla minaccia, “triple threat”). Con un’ulteriore sfida: quella di rappresentare uno spettacolo inedito, senza potersi appigliare all’imitazione di una pièce già sperimentata sulle scene.

Ecco dunque JUMP, la storia di Carrie e Nicole, due ragazze di provincia che sbarcano a Los Angeles con la voglia di sfondare nel mondo dello spettacolo: un tipico sogno americano condiviso oggi anche da molti adolescenti italiani. Presto le due amiche si trovano a un bivio: accettare i compromessi che la strada per il successo comporta o privilegiare i valori della famiglia e dell’amicizia? La difficile decisione le renderà adulte, insegnando loro a credere in se stesse e ad amare. Le tappe della loro esperienza sono scandite da alcune tra le più famose canzoni portate al successo da Madonna.

Perché la scelta di Madonna, discussa e discutibile icona postmoderna? Perché questa artista, nel corso degli ultimi 25 anni, con oltre 200 milioni di dischi venduti, ha ridefinito i confini della musica pop, anticipando tendenze e cercando sempre nuove sonorità, sebbene questa sua dote sia stata spesso eclissata dalle provocazioni e i continui cambi di look che vi si accompagnavano. Le collaborazioni musicali sempre diverse (da Pat Leonard a Bjork, da William Orbit a Justin Timberlake) contribuiscono a dare varietà e “teatralità” al suo repertorio, che si presta perciò ad una utilizzazione e reinvenzione scenica.